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LA FESTA

Dal 3 al 5 Febbraio Catania dedica a Sant’Agata, patrona della città, una grande festa. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un fercolo d’argento denominato dai catanesi “a vara”, con un mezzobusto in argento, contenente le reliquie della santa (parte del cranio, del torace e alcuni organi interni), viene seguito in processione da migliaia  di cittadini “devoti”, vestiti con il tradizionale “sacco” (una tunica bianca stretta da un cordone, cuffia nera, fazzoletto e guanti bianchi), e trainato dagli stessi devoti per mezzo di due cordoni lunghi oltre 100 metri.

Il fercolo è seguito da dodici candelore dette “cerei” o “cannalori” mentre sale al cielo il grido unanime dei cittadini "Cittadini, cittadini, semu tutti devoti tutti?" "Cettu,Cettu".

Per non essere colti in flagrante, dovettero sezionare il sacro corpo in cinque parti, le misero all’interno di custodie simili a faretre e le scortarono via mare a Catania.

Secondo la tradizione nel 1126 a Costantinopoli il soldato Gisliberto, addetto alla sorveglianza delle reliquie, vide in sogno per tre volte sant’Agata la quale gli manifestò il desiderio di ritornare alla sua amata città. Gisliberto turbato ne discusse con Goselmo e insieme decisero di accontentare la santa.

LE RELIQUIE A COSTANTINOPOLI

Nel 1040, il generale Giorgio Maniace rubò le reliquie della Santa per trasferirle a Costantinopoli, dove rimasero per 86 anni.

Reliquiari di Sant'Agata

FESTA DEL 17 AGOSTO  

Durante la notte del 17 agosto 1126 il popolo catanese, svegliatosi a causa di uno scampanio, non perse tempo e si riversò in strada non curandosi dell’abbigliamento, a piedi nudi e in camicia da notte nel quartiere di Ognina (dove in seguito fu eretta la chiesa che nel 1381 la lava circondò ma non distrusse), per accogliere le reliquie trafugate a Costantinopoli, secondo la tradizione, dai soldati Goselmo e Gisliberto; quindi queste rientrarono nel duomo di Catania. Ogni anno questo evento viene commemorato il 17 agosto a Catania.

Goselmo e Gisliberto, particolare della parete sinistra del sacello di Sant'Agata

Ottava nella processione è quella dei Pizzicagnoli caratterizzata alla base da quattro splendide Cariatidi. Segue quella dei Bettolieri, la quale esce in processione a cura del comitato delle "feste agatine" e la candelora dei fornai e Panettieri, che è sempre stata la più pesante di tutte e viene comunemente definita la “mamma”, portata in processione da ben 12 portantini. L’ultima candelora quella del Circolo Cittadino di Sant’Agata, è la più recente, realizzata nel 1874, ed adornata nel 1996 con una statua del beato Dusmet (cardinale di Catania fino al 1894). Nel 2017 è stata ammessa la tredicesima candelora, che parteciperà alla processione dal 2018, costruita dall’associazione mastri artigiani in collaborazione con la parrocchia Maria SS. Assunta“.

Questi imponenti ceri dal peso che va dai 400 ai 900 kg vengono portati a spalla, a seconda della pesantezza, da un gruppo costituito da 4 o da 12 uomini. Un tempo erano più di 30 ma diminuirono in seguito alla guerra e alla scomparsa di alcuni mestieri . Le candelore vanno in giro per la città a partire da 10 giorni prima della festa vera e propria per "toccare" le botteghe dei soci della corporazione cui appartengono, accompagnate dalla musica della banda.  Camminano in ordine di antichità e la processione si apre con il cereo “Sant’Aita”, segue la candelora barocca più antica, quella dei “Rinoti”. In seguito sfilano: la candelora degli Ortofloricoltori ( giardinieri e fiorai), la più originale, stile gotico-veneziano; quella dei pescivendoli, in stile Rococò caratterizzata dal mazzetto di fiori freschi oggi sostituito con fiori artificiali;  la candelora dei fruttivendoli, detta la signorina per le forme eleganti, scandite alla base da quattro artistici cigli; quella dei “chianchieri” adornata da una statua rappresentante San Sebastiano, patrono della corporazione dei macellai e quella dei Pastai che spicca per la sua semplicità ed eleganza in stile barocco, esso è l’unico privo di scenografie rappresentanti il martirio di Agata.

CANDELORE

Le candelore sono 12 e rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città. Si tratta di grosse costruzioni in legno riccamente scolpite e dorate in superficie, costruite nello stile del barocco siciliano, contenenti al centro un grosso cereo. 

Candelore all'interno del Duomo

Candelore in processione durante la festa

EVOLUZIONE DELLA FESTA   

  

E' oltremodo difficile seguire la festa di sant'Agata in tutte le sue manifestazioni attraverso secoli. Non poche innovazioni furono determinate dai due disastri che colpirono Catania. Quando il peggio, dopo l'eruzione del 1669, sembrava passato, si ebbe  una ripresa dell'attività vulcanica e la lava, riempiti i fossati del castello Ursino, superò ancora una volta le mura di Catania. La zona interessata dall'eruzione era quella dove si svolgevano le corse dei "Palii" e la processione con il fercolo nel pomeriggio del 4 febbraio. Nonostante la fine dell’eruzione, le autorità decisero di riprendere il consueto programma dei festeggiamenti solo alcuni anni dopo.

LA FESTA OGGI

3 FEBBRAIO:

Processione luminaria e offerta della cera

I festeggiamenti religiosi iniziano il 3 febbraio con la processione per l’offerta della cera che parte dalla Chiesa di Sant'Agata alla Fornace in Piazza Stesicoro per raggiungere la Cattedrale in piazza Duomo. Da Palazzo degli Elefanti, sede del Comune, escono le due settecentesche “Carrozze del Senato” a bordo delle quali  il sindaco e alcuni membri della Giunta si recano alla chiesa di San Biagio per portare le chiavi della città alle autorità religiose. Questo primo giorno si conclude la sera del 3 a Piazza Duomo con un concerto e uno spettacolo pirotecnico.

4 FEBBRAIO:

Messa dell'aurora e giro esterno

I festeggiamenti continuano giorno quattro con una funzione religiosa, “la messa dell’aurora”, nella Cattedrale in Piazza Duomo. Prima della funzione, il mezzobusto con le reliquie di Sant’Agata viene portato fuori dalla "Cameretta" tra le acclamazioni dei devoti. Subito dopo la messa, il fercolo viene portato in processione per il “giro esterno” della città. Un giro  che finirà alle prime luci dell’alba del 5 con il ritorno in Cattedrale.

 

Una delle Carrozze del Senato

La candelora del "Circolo Sant'Agata"

Candelore in piazza Duomo

EVENT

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5 FEBBRAIO: Processione giro interno e rientro in Cattedrale

Giorno cinque, nella tarda mattinata, in Cattedrale viene celebrato il solenne pontificale. Alle 18, ha inizio il “giro interno” della città. Il fercolo sale per Via Etnea, giungendo a tarda notte a Piazza Cavour. Qui la Santa si ferma per un altro atteso spettacolo pirotecnico dopo il quale il giro riprende giù lungo la via Etnea fino alla “acchianata 'i Sangiulianu”. Dopo la sosta in via Crociferi per i canti delle suore benedettine, il fercolo ritorna in Cattedrale in pieno giorno per l’ultimo saluto alla Santa.

Il fercolo adorno di fiori bianchi

IL BUSTO DI SANT’AGATA

Il busto è stato realizzato nel 1376 dall’orafo Giovanni di Bartolo ad Avignone in argento sbalzato e con smalti traslucidi. Nel 1355 il benedettino Marziale, vescovo di Catania, era stato inviato alla sede papale Avignonese per trattare con il Papa degli affari riguardanti l’investitura di Federico IV di Sicilia. Mentre si trovava ad Avignone, Marziale commissionò a Giovanni di Bartolo la produzione di questo prezioso reliquiario, ma il benedettino morì quando il busto non era ancora finito, quindi toccò al successore Elia di portarlo a Catania. 

 

Il busto reliquiario è un’opera d’arte che può essere definita una vera e propria magnificenza dell’arte orafa del trecento che nessuno ha mai potuto ammirare nella sua composizione originaria, proprio perché è rivestito da una fitta maglia su cui sono stati posti numerosi gioielli che, nel corso dei secoli, i devoti hanno donato alla Santa. L’opera non ha mai subito interventi postumi alla sua realizzazione, ma allo stato attuale necessita di un restauro, proprio perché in alcuni punti la patina degli smalti traslucidi sembra sia andata via e in più parti, anche a causa della maglia che la riveste e dell’apposizione dei gioielli, la superficie argentea del busto presenta degli intacchi. Nel corso dei secoli il busto argenteo è stato ricoperto da una maglia a rete fitta, sulla quale sono stati appuntati i gioielli donati alla Santa: tale maglia non viene mai tolta, tranne in caso di ricognizione (l’ultima è avvenuta intorno agli anni ’60).

Busto di Sant'Agata

Uno dei gioielli più importanti della Santa è la corona che ha in capo, databile alla fine del XIV secolo – inizio del XV secolo: è un cerchio d’oro composto da tredici placche rettangolari, unite tra di loro da cerniere e ornate da mergoli (al centro possiamo ammirare una perla bianca scaramazza a forma di fenice e lateralmente pregiate pietre preziose). Il gioiello più antico è l’anello papale del XIII secolo, dove vi sono delle iniziali che probabilmente si riferiscono a Papa Gregorio X dei Visconti: l’anello non è in oro, ma in metallo dorato, ciò può essere giustificato con il fatto che in quel periodo non veniva usato tanto oro. L’anello contiene una grande pietra dura, che è forse una delle più grandi possedute dalla Santa e che compare già nell’inventario del 1521, in cui viene definita un grosso cristallo rosso”. Numerosissime e di grande pregio, nonché veri e propri capolavori dell’arte orafa, appartenente ai diversi secoli, le collane che circondano il busto reliquiario. Di particolare rilevanza la croce di smeraldi e brillanti, che Monsignor Ventimiglia ha lasciato per testamento alla Santa. I sacri resti di S. Agata sono custoditi in reliquiari, all’interno di uno scrigno di fattura gotica: il reliquiario della mammella risale al ‘600; i due reliquiari a femore sono i più antichi e, nella fattura e nelle incisioni, richiamano il busto reliquiario; i due reliquiari a braccio sono del ‘400 – ‘500, così come i due reliquiari a piede; il reliquiario a fiala, contenente il velo della Santa, è stato realizzato più tardi. Nella parte superiore è disposto anche il cranio di Sant'Agata. Il sacello di S. Agata, ovvero una cameretta dalle dimensioni esigue che custodisce il busto e l’arca reliquiaria, non è preceduto dalla sette porte, così come tramandano tradizioni popolari: vi si accede tramite una porta corazzata, di cui possiedono le chiavi il comune e la chiesa, in ciò si scorge l’accordo esistente da sempre tra i due enti, ovvero quello di collaborare nel rendere omaggio e nel diffondere e tramandare il culto della Santa. Recentemente il sacello è stato oggetto di restauro, grazie al quale si sono riconsegnati all’antico splendore le pitture murali, presenti al suo interno.

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