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IL CONTESTO STORICO

Per gli antichi romani l’imperatore rappresentava Dio sulla terra, per questo i cristiani erano considerati una “minaccia’’ a livello politico.

Infatti, a differenza di tutti gli altri culti, non solo non riconoscevano la religione tradizionale ma contestavano l'intera struttura sociale dell’impero, minando così quello stato di concordia che vigeva in tutti i territori conquistati dai Romani. I cristiani erano cercati, stanati, inseguiti e, una volta catturati, erano sottoposti a tormenti disumani. Agata nacque nel III secolo d.C. da una famiglia di nobili catanesi di religione cristiana.

A quel tempo Catania era sotto la dominazione romana e la famiglia di Agata, come tutte

quelle appartenenti alla comunità cristiana, viveva la propria fede ‘’in silenzio ’’.

Candelore nella navata laterale del Duomo - Catania

L’imperatore al tempo di Agata era Gaio Decio; egli emanò una serie di leggi che obbligavano ad onorare e considerare come “divina” la propria persona; il proconsole Quinziano venne quindi mandato a Catania per far rispettare tali disposizioni.

LA VITA

Agata verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio e il vescovo di Catania, accogliendo la sua richiesta, le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate.

La tradizione riferisce che quando la vide, Quinziano s'invaghì della giovinetta e, saputo della consacrazione, le ordinò di ripudiare la propria fede con l’intento di sposarla. Si può ipotizzare anche un quadro più complesso, infatti, la condanna di Agata, la più esposta della sua benestante famiglia, poteva avere come fine ultimo quello di confiscare tutti i loro beni.

​Il Tentativo di Afrodisia

Dopo il rifiuto di adorare le divinità pagane, il proconsole l'affidò per un mese alla custodia rieducativa della cortigiana Afrodisia e delle sue figlie che avevano fama di essere persone molto corrotte.

È probabile che Afrodisia fosse una sacerdotessa di Venere o Cerere dedita alla prostituzione sacra.

Lo scopo di tale affidamento era corrompere moralmente Agata, attraverso una continua pressione psicologica, fatta di tentazioni e minacce. Per “traviarla” queste donne tentarono perfino di trascinarla nei ritrovi dionisiaci e nelle relative orge, allora molto diffuse a Catania.

Agata a tali lusinghe contrappose l'assoluta fede in Dio, riuscendo a scoraggiare

le sue stesse tentatrici, le quali rinunciarono all'impegno assunto, riconsegnandola a Quinziano.

Sant'Agata nel lupanare di Afrodisia - Paolo Gismondi, 1636 – Affresco nella chiesa di Sant'Agata dei Goti (Roma)

Il Martirio e la Morte

Fallito ogni tentativo, Quinziano convocò quindi Agata al palazzo pretorio.

Breve fu il passaggio dal processo al carcere e alle numerose violenze che la Santa subì per non essersi piegata alle richieste del proconsole.

Fercolo - pannelli laterali, dettaglio

Inizialmente venne rinchiusa in carcere dove patì la fame, in seguito venne frustata e sottoposta alla tortura dello stiramento delle membra, infine dovette sopportare il violento strappo delle mammelle mediante delle tenaglie, diventate poi un suo attributo iconografico.La tradizione indica che nella notte del martirio le apparve San Pietro, che le risanò miracolosamente le ferite. Agata spirò nella sua cella la notte del 5 febbraio 251 a.C, dopo essere stata sottoposta al supplizio dei carboni ardenti, senza mai rinnegare la propria fede.

Sant'Agata affronta i preliminari dl'estirpazione dei seni - Sebastiano Luciani, 1520, Palazzo Pitti, Firenze

Finestra della cella di sant'Agata - chiesa di sant'Agata al carcere,

Piazza Santo Carcere,  Catania

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