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STEMMA DI CATANIA

 

 

Lo stemma della Città di Catania è costituito da uno scudo con in fondo la sigla “S.P.Q.C.” acronimo per “Senatus Populusque Catanensium”.

Al centro, è presente un elefante posto di profilo con sopra la lettera “A” maiuscola ,  che richiama l’iniziale della patrona della città.

Stemma di Catania

LE ISCRIZIONI SULLA FACCIATA CATTEDRALE                             

La scritta “N.O.P.A.Q.U.I.E.”, letteralmente “Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniurarum est” presente nella parte sinistra della facciata del Duomo di Catania e al culmine della statua del “Liotru” che sovrasta la piazza antistante, apparve per la prima volta su tutte le pagine del libro di preghiere dell’imperatore Federico II.

Si dice infatti che egli, al rientro nel Regno dalla campagna tedesca, trovò le città siciliane spinte da una visione autonomistica comunale. Così dopo aver distrutto alcune città, proclamò anche l'uccisione degli abitanti di Catania. I catanesi, tuttavia, chiesero di assistere alla loro ultima messa in cattedrale e Federico II acconsentì decidendo di assistere con loro, aprendo il suo libro di preghiere, nel quale comparve la scritta.

L'iscrizione "N.O.P.A.Q.U.I.E."

L'iscrizione "M.S.S.H.D.E.P.L"

Impressionato dall'accaduto ordinò che nessun uomo fosse ucciso e che la città non fosse bruciata.

L’iscrizione agatina “M.S.S.H.D.E.P.L”, letteralmente “Mens sana spontanea, honori Deo et patriae liberationi” ovvero “La mente di Sant’Agata è sana e spontanea per l’onore di Dio e per la salvezza della patria”,  compare nella parte destra della facciata del Duomo ed è legata a una leggenda che narra di una tavoletta portata da un angelo e depositata sulla tomba di Sant’Agata.

Altri, invece, ipotizzano che la frase possa essere intesa come l’acrostico di  “M[ARTYR] S[UPRA] S[CRIPTA] H[IC] DEP[OSITA] L[AUDABILIS] (LA MARTIRE SOPRA SCRITTA QUI DEPOSTA E’ DEGNA DI LODE = di venerazione). Si tratterebbe dunque di una sorta di autenticazione del martirio (vindicatio martyris), che in pratica autorizzava la comunità cristiana a rendere culto agli eroici testimoni della fede.

LA TOPONOMASTICA DEI COMUNI    

                                           

Ricca anche la toponomastica dei comuni italiani che si gloriano del suo nome: S. Agata Bolognese (BO), S.Agata dei Goti (RO), S. Agata del Bianco (RC) , S.Agata di Esaro (CS), S.Agata di Militello (CT), S.Agata di Puglia  (FG), S. Agata Fèltria (RN), S. Agata Fòssili (AL),  S. Agata Li Battiati (CT) e  S. Agata sul Santerno (RA).

CURIOSITA’- TRA SACRO E PROFANO

 

Il culto di Sant’Agata, patrona di Catania, nel corso dei secoli ha assunto sempre più rilevanza tra i suoi cittadini; il nome della Santa, quindi, viene utilizzato spesso anche in contesti non strettamente legati al culto.

NEI LOCALI DI CATANIA

 

Trattoria Monte S. Agata (Via Monte S. Agata) *

Farmacia S. Agata (Villaggio S. Agata Zona A, 26)

Villaggio S.  Agata (Zona A)

Panificio S. Agata (Via Milano, 49) *

Pizzeria S. Agata (Via Macaluso, 59)

A.S.D. S. Agata Calcio (S. Agata di Militello)

Uno dei tanti locali catanesi dedicati a S. Agata

NELLA METRO DI CATANIA 

Per la realizzazione del tratto della metropolitana Nesima-Monte Po , è stato utilizzato il nome di Sant’Agata per la “talpa” che si occuperà degli scavi. 

La "talpa" Agata

NELLE PASTICCERIE DI CATANIA

 

LE MINNE DI S.AGATA                         

 

Sono piccole “cassatelle” con una base di pan di Spagna. Ricordano il martirio di S. Agata durante il quale le vennero strappati i seni.

 

 

 

 

LE OLIVETTE DI S.AGATA

 

Sono dei dolcetti a forma di oliva verde. Una leggenda narra che mentre era ricercata dai soldati di Quinziano, Sant’Agata, nel chinarsi per allacciare un calzare, vide sorgere davanti a sé una pianta di olivo selvatico che la nascose alla vista delle guardie e le diede i frutti per sfamarsi.

Un’altra leggenda narra che nel carcere vi era un vecchissimo olivo ormai secco e logoro che doveva essere abbattuto. Per alleviare le sofferenze di S.Agata l’olivo, improvvisamente, stese i suoi secchi rami fino alla finestra della cella ricoprendoli di giovani foglie , creando una barriera d’ombra ai raggi del sole e producendo qualche frutto con lo scopo di sfamare la giovane fanciulla. 

LE LEGGENDE LEGATO AL CULTO DI S.AGATA

              

 

La Leggenda dell' "impronta"

 

Si narra che Quinziano provò a convincere Agata a intraprendere la via del piacere ma la fanciulla rispose: “è più facile che si rammollisca questa pietra, che non il mio cuore alle tue blandizie!“, battendo il piede che lasciò un’orma su una pietra, conservata ancora oggi a Catania nella chiesa del Santo Carcere.

 

 

 

Minne di Sant'Agata

Olivette di Sant'Agata

Impronta di Sant'Agata

La leggenda del "Simeto"

 

Narra che, dopo aver mandato a morte Agata, Quinziano fu costretto a scappare a causa di una forte scossa di terremoto e della folla che voleva linciarlo. Tuttavia, nel tentativo di attraversare il fiume Simeto, vi annegò. Sembra che la notte tra il 4 e il 5 febbraio, giorni del martirio, da quei gorghi in cui Quinziano perse la vita si sentano ancora le sue urla disperate che chiamano insistentemente il nome Agata e l’ultimo nitrito del cavallo, anch’esso travolto dalle acque del fiume.

 

La leggenda delle "Sette porte di ferro"

 

Le reliquie della Santa sono custodite nel sacello posto nella navata destra del Duomo di Catania.

Le credenze popolari hanno messo in giro la leggenda che oltre la porticina d’accesso vi siano ancora cinque porte di vario spessore  con una molteplicità di catenacci e fermature prima di arrivare alla famosa stanzetta.

In realtà, il portone d’ingresso della cameretta si apre con solo due chiavi, una custodita dal Sindaco di Catania, una dal Vescovo.

IL VESTIARIO DEI DEVOTI

 

Si narra che l’arrivo del corpo di Sant’Agata avvenne in piena notte e ad uscire per accogliere il corpo della Santa furono i soli uomini in camicia da notte. Da allora tutti i devoti si vestono così.

Un’altra leggenda narra che il candido colore del sacco rappresenta la purezza. E ancora, il sacco è considerato al pari di un abito liturgico e deriva dal ‘sak’, una veste che era indossata in passato per indicare il lutto o la penitenza.

Mentre il cappello nero, chiamato “scuzzitta”, indicherebbe l’umiltà e si dice che ricordi le ceneri quaresimali depositate sul capo in segno di sottomissione.

I guanti bianchi rappresentano il rispetto per la purezza di Sant’Agata, il cordone la castità, il fazzoletto un simbolo di esultanza e gioia.

 

 

 

IL SACCO VERDE DELLE DONNE IN PROCESSIONE

              

Da qualche anno il sacco viene indossato anche dalle donne. La maggior parte di esse veste un sacco di colore verde simile alla tunica che avrebbe indossato Sant’Agata durante il martirio. Esiste, infatti, in Cattedrale un dipinto che ritrae Sant’Agata con una tunica verde, secondo un’iconografia creata dal pittore.

Mariella Aurite, socia fondatrice del Circolo Femminile di Sant’Agata, a riguardo a dichiarato “Il sacco verde non è una novità, è un voto, che le nostre nonne indossavano, con un cordoncino rosso e verde, sotto il cappotto e non erano previsti né cappellino né guanti.”

Devoti con il tradizionale "sacco"

Devote con il "sacco" verde

LE “INTUPPATEDDE”

 

La tradizione voleva che solo gli uomini potevano trainare i canapi del fercolo, per cui le donne avevano escogitato un bel modo per partecipare alla festa: andavano vestite con un sacco che lasciava libero un solo occhio . Erano chiamate “Le Intuppatedde” (lett. “le chiuse,otturate”). Alcune performers catanesi hanno ripreso nel 2013 questa tradizione come simbolo della libertà femminile, sostituendo all'abito scuro uno di colore bianco poichè, secondo loro, più vicino al colore della donna e di Agata.

Le "Intuppatedde"

LE STATUE DI SANT’AGATA “SPARSE” PER CATANIA

                           

Piazza dei Martiri

 

Piazza dei Martiri,  è detta anche "'u Chianu da' Statua" (il Piano della Statua) per via della statua raffigurante Sant'Agata che scaccia il drago, innalzata su una colonna di età Romana proveniente dall'Anfiteatro,

in ricordo dello scampato pericolo della peste in seguito al miracolo del 1743.  Fu realizzata da Michele Orlando appena un anno dopo.

 

 

Statua di Sant'Agata di Tullio Aceto al Rotolo

                  

Il 3 settembre 2005 fu collocata nella rotatoria di via del Rotolo una statua marmorea, alta, bella, solenne, con le fattezze della Santa Padrona Agata. La santa è rappresentata con un’espressione malinconica e addolorata percepita dal suo viso, afflitto, incoronato dai capelli lunghi e fluenti. Nella mano sinistra regge la tenaglia, con la quale le strapparono i seni, che indica il martirio e  al polso è legata con una catena, che indica il suo stato di prigionia. Fu realizzata dal maestro scultore catanese Tullio Aceto e donata dall’arcivescovo mons. Salvatore Gristina ai cittadini e in particolar modo al popolo ogninese per ricordare il passaggio delle reliquie di S.Agata avvenuto il 17 Agosto 1126. In questa data, infatti, le reliquie provenienti da Costantinopoli ritornarono a Catania dopo parecchie vicissitudini. Passarono per Messina, per Aci castello e furono accolte dal vescovo Maurizio proprio ad Ognina nei pressi di Via del Rotolo, via Calipso e via Ginestra. Qui, dapprima, fu eretto un tempietto che fu poi distrutto dalla colata lavica del 1381.

Il Corpo di Sant'Agata era stato traslato nel 1040 in oriente, ma si narra che la Santa sia apparsa in sogno a due uomini, chiedendo di essere ricondotta nella sua città natia. Catania ricorda ancora questo giorno - il 17 di Agosto - che è conosciuto come «festa di Sant'Agata di mezz'agosto».

 

 

 

La Fonte Lanaria

Nelle vicinanze della Porta Uzeda, addossata al muro esterno dell’ex palazzo del seminario arcivescovile, è posta la “Fonte Lanaria” che prende il nome dalla via in cui è collocata e dal nome di Francesco Lanario, duca di Carpignano, ad opera del quale, nel 1621, la fontana venne eretta.

Fu dedicata al cardinale Dusmet e presenta un forte significato simbolico per i catanesi: infatti è anche conosciuta come la “La fontana di S. Agata”, per gli abitanti etnei più comunemente “fontanella”,  perché ad essa è ricollegato il “ratto” del corpo della Santa compiuto, nel 1040, dal generale bizantino Maniace: infatti quando quest’ultimo trafugò le reliquie per portarle in dono all’imperatore si scatenò una violenta tempesta che impedì alle navi di salpare per Costantinopoli e dunque le reliquie furono lasciate proprio nei pressi della Fonte..

Essa è costituita da una vaschetta a forma di conchiglia che, un tempo, veniva riempita dall’acqua che fuoriusciva da i tre cannaggi (e che oggi viene colmata dai doni dei “devoti”) e dalla rappresentazione del busto della Patrona di Catania che si erge sopra una grande lapide che ricorda l’edificazione della fontana

 

 

LA  CASA DI SANT’AGATA

Di fronte al Palazzo Biscari è situato il Convento di San Placido. Sul lato meridionale sono visibili il Portone seicentesco di pietra ed un' edicola che incornicia un rilievo di Sant'Agata. In questo viene riportata la tradizione secondo cui il vano di epoca romana sotto l’attuale livello stradale della Via Museo Biscari , ubicato a circa cinque metri sotto terra, oggi  completamente restaurato, si crede sia la casa natale di Sant’Agata.

Statua di Sant'Agata al Rotolo - Tullio Aceto

Statua di Sant'Agata alla fonte Lanaria

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