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ICONOGRAFIA 1200

L’immagine di Sant’Agata è la più antica raffigurazione certa della santa catanese in Sicilia.

E' rappresentata con la croce, segno di vittoria, redenzione e della fede incrollabile in Cristo.

Agata mostra aperto e proteso il palmo della mano: esso assume la valenza di un atteggiamento maiestatico, ma ha anche il significato di gesto d’accoglienza o di testimonianza.

Mosaico della protesi - Cappella Palatina (Palermo)

 

I mosaici della protesi, eseguiti negli anni 1143 -1154 durante il regno di Ruggero II, appartengono a due maestri entrambi legati alla tradizione bizantina.

Mosaico della protesi, Palermo, Cappella Palatina

Processione di Sante Vergini - Sant'Apollinare Nuovo (Ravenna)

Nel pannello musivo rappresentante la processione delle sante vergini, nella basilica di sant’Apollinare nuovo a Ravenna, si può individuare anche la figura di Sant’Agata.

Essendo stata eseguita nel periodo di dominazione bizantina, l’opera evidenzia alcuni dei caratteri dell’arte propria dell’impero d’Oriente quali: la ripetitività dei gesti, la preziosità degli abiti, la mancanza di volume (con il conseguente appiattimento o bidimensionalità delle figure).

E ancora: l’assoluta frontalità, la fissità degli sguardi, la quasi monocromia degli sfondi (un abbacinante oro).

Nella somiglianza fra tutte le figure, esse sono identificabili grazie al nome scritto sopra il capo.

La Santa è caratterizzata dall’attribuzione di elementi iconografici tipici delle Vergini tra le quali la palma, simbolo del martirio legato ad un passo dei Salmi dove è scritto che “come fiorirà la palma, così farà il giusto.”

La palma, infatti, produce un’infiorescenza quando sembra ormai morta, così come i martiri avranno la loro ricompensa in paradiso.

Il velo indossato dalla santa è quello delle vergini consacrate, imposto ad Agata quando, all’età di 15 anni, decise di consacrarsi a Dio.

La corona sin dall’antichità romana è un simbolo di vittoria se posta in testa, in questa rappresentazione la Santa la regge con le mani coperte dal bianco velo in segno di superiore dignità.

La corona presente nelle raffigurazione come parte dell’abbigliamento permette agli artisti il ricorso alla rappresentazione di una gestualità di marca bizantina.

Processione di Sante Vertigini - Basilica di sant'Apollinare nuovo, Ravenna

 

Sant’Agata, come si evince dai documenti sopra citati, è inizialmente rappresentata in maniera anonima con attributi generici; a partire dal XIV secolo viene raffigurata con attributi specifici che rendono l’immagine immediatamente riconoscibile.

Questo cambiamento è dovuto alla diffusione del nuovo testo agiografico, la “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine, che suggerisce agli artisti nuovi attributi e nuove simbologie. Nel periodo di trapasso tra Duecento e Trecento, Agata perde del tutto i vecchi simboli del martirio, la croce e la corona, per assumere i nuovi attributi agiografici come l’iscrizione, incisa su una tavoletta marmorea, l’esibizione dei seni recisi e gli strumenti del martirio. In genere i santi iniziano ad essere rappresentati con abiti contemporanei, assumono il volto di persone normali, differenziandosi notevolmente per età; iniziano quindi a diffondersi istanze di rinnovamento in direzione dell’individualizzazione dei santi.

L’iscrizione presente nella croce della Chiesa di S. Agata a Cremona (mentem sanctam spontaneam honorem deo et patriae liberationem)  compare con una specifica funzione nelle rappresentazioni della figura della Santa solo in area siciliana e dopo il 1376 e costituisce la prova che l’usanza è derivata dal busto reliquiario in argento dorato.

"Sacra Tavola di Sant'Agata" - Cremona

La tavola reliquiaria si trova nella chiesa di Sant’Agata a Cremona, avente, su una faccia, la Madonna con il Bambino e la Pentecoste, e sull’altra undici storie del martirio della vergine catanese, rappresenta uno dei massimi capolavori della pittura italiana del ‘200.

Per la prima volta nella pittura italiana, il trattamento non è più iconico, bensì completamente narrativo e la sequenza delle sue storie è figurata con la massima autorevolezza: dal rifiuto alle arti di Afrodisia, dal processo di Quinziano, alla prima tortura, all’estirpazione dei seni, alla miracolosa visita di San Pietro, alla terza tortura sui carboni ardenti, al terremoto di Catania, alla morte di Agata, alla morte di Quinziano affogato nel fiume Simeto, all’arresto della colata lavica.

Sacra tavola di sant’Agata, Cremona- fine XIII secolo- inizio XIV

L’attenzione alla verità psicologica dei personaggi, è qualcosa di totalmente inedito, nel quadro della pittura italiana di quegli anni.

ICONOGRAFIA '400 - '500 - '600

"Sant’Agata" – Bernardino Scapi

L’opera è stata realizzata da Bernardino Scapi nel 1520 e la sua attuale collocazione è presso la Galleria Borghese a Roma.

La figura della giovane donna con il capo incorniciato da una coroncina di fiori di mirto esula dalle tradizionali consuetudini iconografiche, che caratterizzano la rappresentazione della Santa.

L’alzata con le mammelle recise, contemplate con espressione dolce e assorte dalla fanciulla che le regge in mano è l’unico attributo presente in questo dipinto che identifica Agata.

"Sant’Agata condotta al martirio"  - Bernardino Nigro

Sant’Agata condotta al martirio è un’opera di Bernardino Nigro, databile al 1588.

L’opera si trova presso la Chiesa del Santo Carcere a Catania.

L’autore, ispirandosi alla tavola dipinta nove anni prima dal Guinaccia per la chiesa di S.Lucia alla Badia di Siracusa, rappresenta il momento che precede l’estremo supplizio sui carboni ardenti inflitto dal tiranno alla santa. Infatti Agata è condotta nel luogo dove rotolerà nuda sui carboni ardenti per dar prova della sua fede in Dio e del suo rifiuto al paganesimo. E’ circondata dal popolo ed è tenuta stretta dalle guardie di Quinziano che la spingono verso i carboni ardenti. In alto nel cielo vengono rappresentati due angeli che le porgono una corona  e un ramo di palma, simbolo del martirio.

Bernardino Scapi - Sant'Agata , 1520, Galleria Borghese, Roma

Bernardino Nigro - Sant’Agata condotta al martirio

L’ambientazione è cittadina: si vedono un palazzo, probabilmente di Quinziano, e delle rovine di un edificio antico.

"Sant’Agata e le storie della sua vita" - Castroreale

L'opera conservata nella Pinacoteca di Santa Maria degli Angeli (Castroreale) risale al XV secolo e l'autore è sconosciuto.

 

 

 

Ai lati della santa vengono rappresentati, attraverso delle icone, i momenti della vita e del martirio.

Al centro del dipinto è raffigurata la santa all’interno di una nicchia con in mano  un’ iscrizione e accanto una croce, porta un mantello bianco con ricami in oro e sotto una veste di colore verde scuro; in testa indossa un turbante bianco e dietro il capo un’ aureola. Ai suoi lati due angeli che sono sul punto di coprirla con un secondo mantello rosso, colore che solitamente simboleggia  la passione di Cristo .

Autore sconosciuto - Sant’Agata e le storie della sua vita

"Sant’Agata " - Chiesa Sant'Agata al Borgo (Catania)

Quest'opera è stata realizzata dalla scuola napoletana tra il quarto ed il quinto decennio del XVII secolo.

Oggi è conservata presso la chiesa di Sant'Agata al Borgo, a Catania.

E’ un dipinto che rappresenta la santa legata ad un albero con lo sguardo rivolto verso l’alto in segno di preghiera; si affida interamente alla fede poiché è l’unico strumento capace di salvarla.

La veste cinge i fianchi lasciando scoperta la parte superiore del busto mettendo in mostra la mammella recisa e il sangue che scorre lungo il busto macchiando la veste. Sullo sfondo si vede un paesaggio rappresentato con colori freddi e autunnali.

La santa porta tre vesti di tre colori differenti che rappresentano la trinità: il rosso, il bianco e il blu.

Scuola napoletana - Sant'Agata

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